24 Aprile 2024

Non solo Archimede, Siracusa e i suoi studiosi di matematica

Certe storie vanno viste attraverso le lenti degli storici. Ad esempio Giuseppe Emanuele Ortolani (a destra) nella sua “Biografia degli uomini illustri della Sicilia” (Napoli, 1818-1821) racconta la vita di menti fervide, geni che dedicarono la loro esistenza allo studio della matematica, della fisica, dell’astronomia.

Tra tanti ci viene incontro il matematico siracusano Scopas (nella stampa a sinistra), che l’Ortolani introduce ricordando che “In Roma antica nel cerchio Flamminio si ammirava un bell’Orologio solare coll’iscrizione Opus Syracusani Scopas”. Di lui lo storico riferisce che nacque nel 52 a. C. e fu “inventore di molte cose di meccanica, e di gnomonica, e rango tenne dopo Archimede tra i matematici utili al genere umano”. Anche un contemporaneo dell’Ortolani, il Federici, professore di matematica al seminario arcivescovile di Palermo, affermò con sicurezza che “l’Orologio solare di Scopas era un orologio solare nella base, o verticale, come quello della pubblica Villa Giulia di Palermo”.

Tra gli altri nomi di cui tratta l’Ortolani, salta fuori l’ingegno di colui che visse nel XVI secolo a Noto. Si tratta di Giuseppe Scala (nel ritratto a destra), che fu talmente apprezzato per i suoi contributi nel campo delle scienze matematiche che riuscì a farsi contendere tra le rispettive cattedre di Catania e Siracusa. Non fu un caso che il Marchese di Rocella, Michele Spatafora, mise a disposizione i suoi denari per mandare Scala a perfezionarsi, dopo il Ginnasio, oltre lo stretto. Pavia lo accolse con grandi onori, soprattutto nel campo astronomico. A quel tempo, la concezione dell’astronomia era contaminata dall’alone astrologico, e pochi erano i veri dotti che affiancavano tale materia allo studio della matematica.

Per citare un esempio, la riforma del Calendario Gregoriano fu messa in atto grazie agli studi astronomici del messinese Giuseppe Moletti, per l’appunto professore di Astronomia a Padova, che, come scrisse Giuseppe Emanuele Ortolani nella sua Biografia: “distese le Tavole del detto Calendario di Gregorio XIII e pure pubblicò l’Effemeridi dal 1564 fino al 1584”.

Con lui, un altro siciliano, Giuseppe Scala appunto, partecipò nel 1582 alla commissione dei cinque dotti che prepararono la riforma del Calendario Gregoriano. Ecco, allora, che Giuseppe Scala si trovò ad essere nominato professore di Matematica all’università di Padova. Posizione molto onorevole, che però l’astronomo dovette rifiutare a causa del suo grave stato di salute. Morì giovanissimo: nel 1585, all’età di ventinove anni. Ecco allora che Giuseppe Ortolani, a proposito della fama di Giuseppe Scala in relazione alle effemeridi, cioè le tavole numeriche recanti le coordinate variabili degli astri, ebbe a dire: “Le sue Effemeridi stampate in Venezia dal Giunta nel 1589 sono da tutti lodate moltissimo. La maligna invidia coll’attribuirle a Giuseppe Scalingero, uomo per altro distintissimo, non ha fatto che accrescerne il merito, dopo che Giovanni Mollero ha bene avvertito, che l’Effemeridi di cui trattiamo, non allo Scalingero, secondo l’opinione di Mittenio, ma a Giuseppe Scala Notino secondo la generale opinione attribuir si debbono”. E in conclusione un ultimo appunto dell’Ortolani: “Il nostro Giuseppe Scala adunque si offre alla storia Letteraria come uno de’ primi Scrittori di Effemeridi Astronomiche; e basta ciò solamente a meritargli la stima di Uomo illustre, e degno a figurare nella nostra Biografia”.

         Daniela Frisone

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