20 Aprile 2024

Emilio Angelini, fogli e materia per una comunicazione creativa

Una mostra che riempie il cuore di bellezza e spinge alla riflessione. Felicemente inaugurata venerdì 2 dicembre negli spazi espositivi di via D’Amelio a Palermo, reca un titolo strepitoso: Carte e Fossili Meccanici. È una personale di Emilio Angelini, artista sincero, originale e di grande tempra evocativa. Ospita disegni e sculture, lavori ricercati, anzi opere che spingono alla ricerca; un tratto, questo, indicativo di chi fa il proprio mestiere con la profonda consapevolezza che l’arte è un cammino. Non è un caso che Emilio Angelini sia anche un giornalista e che usi un particolare tipo di scrittura come fonte di comunicazione creativa, sia nei fogli che nella materia. Chi osserva i suoi manufatti scopre alfabeti, simboli e memoria che appartengono solo a chi percepisce l’esistenza umana come uno straordinario percorso senza tempo, come un unico e prezioso viaggio da condividere attraverso diari immaginari e stupefacenti oggetti tutti da decifrare.

La mostra è da visitare, ma anche da meditare, approfondire, fino a venerdì 30 dicembre; è stata finemente curata da Giacomo Filippo Maltese e accompagnata da un pregiato testo critico di Salvo Ferlito che abbiamo il piacere di condividere: «I disegni di Emilio “raccontano” con gran dovizia, nonostante la dichiarata “asemanticità” della scrittura che li pervade e circonfonde; anzi, è proprio a seguito del ricercato contrasto fra l’esibita “insignificanza” delle parole e la palese “chiarezza” delle figure, del patente cortocircuito visuale che ne deriva, che la “fabulazione” risulta ancor più intensa e penetrante, coinvolgendo l’osservatore nel pieno d’una trama fortemente evocativa, al cui sviluppo è chiamato a offrire – simpateticamente – il proprio contributo personale».

Piuttosto, riguardo alle opere materiche il critico d’arte sottolinea: “I Fossili Meccanici, a una superficiale “lettura”, sembrerebbero soltanto gli idoli di un culto della macchina e della tecnologia affidati – come vestigia della nostra contemporaneità – a futuri ritrovamenti di carattere archeologico; è tuttavia al contempo – proprio per il loro essere “composti” da unità fra loro interrelate –, col loro aspetto di assemblaggi di ideogrammi frutto d’invenzione o comunque appartenenti a una lingua misteriosa e sconosciuta, paiono i vettori ideali di ineffabili e oscure narrazioni che proiettano l’osservatore in una dimensione altra, decisamente imperscrutabile e straniante, di cui però egli è vocato ad esser pienamente partecipe ed attore».

In ultimo, ci piace ripescare un pensiero che non troppo tempo fa dedicammo all’artista palermitano: «Immagina un mondo. Un mondo nuovo. Tutto da sperimentare. Ne evoca messaggi sublimi, fatti di tessuti critici, di animali sapienti e donne dalla memoria ciclopica. Per Emilio Angelini la materia ricorda. Attraverso ingranaggi sistemici, nei metri di animica meccanicità, dentro ai sentieri di frequenza alchemica. Gli incastri, i simboli, la ripetizione modulare, sembrano rivelare il possesso di segreti arcaici, di antiche premonizioni. Eppure non si tratta di recupero, di archeologia delle emozioni, ma di opportune forme di comunicazione di un futuro che cerca nel passato il proprio presente».

Daniela Frisone

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