26 Aprile 2024

Siracusa, la città degli dei e degli antichi culti

Templi e culti nell’antica Siracusa. Passaggi cruciali che determinarono la costruzione di edifici religiosi e attraverso i secoli si mescolarono ai rituali cristiani. È un fatto pressoché accertato che oggi la venerazione dei santi e le feste patronali risentano dell’influenza di antichi culti pagani. Andiamo per ordine.

Zeus aveva grande valenza nella Siracusa greca: lo attesta la presenza dei resti di un tempio a lui dedicato nella zona dei Pantanelli, oggi conosciuto come i ru colonne (foto a destra). Così, Ierone II costruì un grande altare, probabilmente dedicato a Zeus Eleutherios in cui venne commemorata l’espulsione del tiranno Trasibulo nel 466 a.C. Si trattò di un’occasione senza pari, la cosiddetta festa della Eleutheria, cioè relativa alla liberazione della città, che vantò il sacrificio di circa 450 tori.

Il culto di Athena invece è piuttosto evidente nella struttura della Cattedrale, che nel I secolo a. C. subì i saccheggi di Verre, propretore della Sicilia.

Ad Apollo, poi, fu dedicato il tempio dorico più antico della Sicilia, oggi situato in Largo XXV luglio (foto a sinistra). Fu Cicerone a parlare dell’esistenza di una statua di Apollo Temenite proprio su quel colle che divide in due il Parco Archeologico siracusano.

Ancora, la dea Artemide conserva un grosso legame con l’isola di Ortigia. Pensiamo alla leggenda della ninfa Aretusa, sua fedele seguace, che ottenne aiuto dalla divinità durante la rocambolesca fuga dal dio Alfeo. Pare che proprio nell’isolotto sorgesse un tempio dedicato alla protettrice della caccia. Così, alcune fonti indicano la presenza di un edificio di culto dedicato alla dea che, secondo Probo e Diomede, avrebbe liberato la città da una sorta di malaria che colpiva il bestiame. Ma è molto più interessante ricordare che, secondo Livio e Plutarco, durante l’assedio romano del 212 a. C. venne celebrata una festa in onore di Artemide allo scopo di affrancare la città dalle truppe di Marcello.

Si giunge quindi alla dea della bellezza e dell’amore: Afrodite, venerata sotto diverse vesti, ad esempio come Venere Ericina o Afrodite Callipigia, in onore della quale, secondo Cicerone, fu eretto un tempio in Ortigia. E poi Hermes, per i latini Mercurio, adorato durante particolari feste attraverso dei giochi di lotta tra fanciulli. Diodoro Siculo racconta che Dionigi il Vecchio, tra gli altri, ebbe il merito di costruire in suo onore un ginnasio nella zona di Neapolis, opera poi proseguita da Ierone II.

Per quanto riguarda il culto di Poseidone, pare sia stato importato da Corinto. In effetti, Siracusa era stata fondata dal corinzio Archia, che nell’VIII secolo a. C. sarebbe approdato a Siracusa a causa dell’ira del dio del mare. Ecco perché il suo culto è evidente nelle antiche monete aretusee.

Ancora, i rituali della ninfa Ciane, trasformata in fiume dal dio Ade durante il rapimento di Persefone. È sempre Diodoro Siculo a riferire dell’esistenza nella città di un tempio a lei dedicato. Così anche di un’annessa festa, quella dei panegyris, istituita da Eracle proprio nel luogo della discesa agli inferi di Ade con la sua futura sposa. Il culto della ninfa fu naturalmente legato a quello di Artemide e della madre Cerere (statua di Cerere nella foto a destra).

Dopo la vittoria contro i cartaginesi a Imera (480 a. C.) Gelone si impegnò, per motivi politici, a diffondere il culto delle dee innalzando templi a loro dedicati nel quartiere Neapolis. Il nostro Diodoro Siculo (nel ritratto a sinistra) racconta che a Siracusa si celebrava una festa di dieci giornate offerta alle due divinità durante il tempo della semina.

Così, altri storici testimoniano la presenza in città, durante il periodo autunnale, delle cosiddette Tesmoforie, tipiche festività dell’Antica Grecia rivolte a Cerere e Persefone. Tipiche di queste festività erano le focacce di sesamo e miele, portate in giro in onore delle stesse. Divenne poi di uso comune giurare per entrambe le divinità, e così, in seguito, per le donne in generale in quanto procreatrici e protettici della maternità. Infine Dioniso: pare che Siracusa rendesse omaggio al dio del vino e dell’estasi con banchetti piuttosto goliardici. Invece i naviganti, quando si trovavano in alto mare e non scorgevano più lo scudo del tempio di Atena a Siracusa, gettavano negli abissi un calice pieno di fiori e aromi in onore di Dioniso, che quindi venne considerato il protettore dei marinai.

Daniela Frisone

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