27 Luglio 2024

Ortigia Film Festival, Giuseppe Fiorello: “Il cinema ha sempre avuto una funzione politica e va sostenuto “

Da Siracusa Giuseppe Fiorello, in apertura della XV edizione di Ortigia Film Festival  diretto da Lisa Romano e Paola Poli, per la proiezione speciale di “Stranizza d’Amuri” e per ricevere il premio OFF XV, dal palco si è rivolto alla gremita platea di Piazza Minerva al termine della proiezione in un Q&A condotto dalla giornalista Claudia Catalli. 

Non volevo firmare un film di denuncia ma ho cercato di costruire dei personaggi con le loro fragilità e le loro debolezze. Volevo raccontare una storia con il massimo della semplicità e volevo raccontare l’innamoramento facendo un film delicato. Per questo – ha spiegato – sono andato a cercare proprio quello spazio fatto di sguardi, sensazioni, di vibrazioni, di emozioni e amicizia. Non pensavo di fare un film politico – ha sottolineato – ma mi è stato detto che invece era un film estremamente politico”. 

L’esordio alla regia di Giuseppe Fiorello è un film dedicato a Giorgio e Antonio, le vittime del delitto di Giarre avvenuto nel 1980 in provincia di Catania. 

“Ho cercato di amare tutti i personaggi, non volevo creare un mondo di buoni e cattivi ma ho cercato di costruire dei personaggi non strutturati con delle fragilità a cui nessuno aveva spiegato cosa fosse l’amore. Mi sono ispirato a un fatto di cronaca realmente accaduto che mi aveva profondamente colpito. La mia urgenza era raccontare questa storia e ho cercato di trovare gli attori giusti per il ruolo giusto. Avevo sempre promesso a me stesso e a quei due ragazzi – aggiunge – che avrei raccontato la loro storia, a modo mio con la mia visione e ispirandomi liberamente a quei fatti. Questa è stata la mia urgenza”. 

“Era il 2005 – aggiunge Giuseppe Fiorello – e leggendo un articolo di Repubblica che descriveva quel delitto in modo perfetto, provai un dispiacere fortissimo e compresi lo stato di abbandono di quei due ragazzini che si amavano e dissi a me stesso che li avrei raccontati. Mi auguro che il cinema possa farli vivere di nuovo. Erano stati abbandonati da tutti e ho cercato in tutti i modi di non farli morire e di farli volare via in un viaggio tutto loro”.

“Il cinema ha sempre avuto una funzione politica, sociale, culturale, il nostro non è solo un mestiere di intrattenimento e deve essere sostenuto dalla politica – io credo molto nel cinema come linguaggio di comunicazione. Il cinema non è affatto morto nel suo rito collettivo. Chi dice che è morto lo fa per una questione commerciale e per spostare l’attenzione su altro, è la legge del mercato però chi dice e vuol far credere che il cinema è morto deve fare i conti con piazze come questa gremite di pubblico. Ho girato tante arene: Parma, Modena, Firenze, Milano, Bologna tutte piene di gente con Stranizza d’Amuri ma anche con Otto Montagne, Una Notte d’amore, Gianni Amelio, Bellocchio, Moretti, il cinema Italiano c’è, è vivo e dobbiamo essere fieri, assolutamente fieri del nostro cinema”. 

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