14 Maggio 2024

Giancarlo Germanà: Siracusa museo del Mediterraneo che piace ai giovani

Giancarlo Germanà

C’è sempre tanto da dire su Siracusa, tanto da raccontare. Questa volta cercheremo di farlo con un approccio più vicino alle coscienze, forse più determinato. Incontriamo Giancarlo Germanà, archeologo, docente di storia dell’arte antica e medievale all’Accademia di Belle Arti di Palermo e prezioso animatore ai primi di febbraio del convegno di studi “Siracusa, un Museo nel Mediterraneo tra passato e futuro”, promosso dall’associazione culturale “Per la città che vorrei”.

Che città è Siracusa dal punto di vista culturale, quale patrimonio può vantare? Ho avuto la fortuna di vedere altre realtà del sud Italia e di notare le bellezze e le criticità che le caratterizzano. Tra tutte Siracusa spicca per il suo incredibile potenziale. Come per Roma nella nostra provincia esiste una continuità storica di enorme portata, e non mi riferisco solo alle grandi aree archeologiche, Neapolis e Ortigia, ma anche a Epipoli, alla Borgata, dove si trovano inestimabili siti archeologici.

Perché nella nostra provincia esiste una certa cultura dell’abbandono, del poco rispetto nei confronti del territorio? Mi ha sempre incuriosito del siracusano l’atteggiamento indolente, probabilmente legato allo scirocco. Pensiamo alla tipica espressione “mi urta”, cioè non mi va, mi scoccia, che è probabilmente il sintomo di chi lascia far fare agli altri, non si prende le proprie responsabilità e dà la colpa a chi governa di ciò che non funziona.

Che cosa è venuto fuori dalle giornate di studio e confronto del convegno “Siracusa, un Museo nel Mediterraneo tra passato e futuro”? I giovani, certamente. Perché hanno seguito con attenzione e durante le pause qualcuno di loro aveva pure un libro in mano, non solo uno smartphone. I giovani dimostrano di avere interesse nei confronti del territorio, della cultura. Coloro che hanno seguito erano per lo più dell’ultimo anno, non solo provenienti dai licei ma anche dagli istituti professionali: erano lì con domande pensate, preparate, pronti a capire la loro città e le opportunità lavorative che può offrire.

In diverse interviste hai dichiarato che i giovani siracusani potrebbero vivere di cultura. In che modo? La cultura può generare lavoro, non noia come accade spesso, può essere fonte di guadagno. Concretamente la costituzione di società cooperative darebbe la possibilità di valorizzare siti archeologici, gallerie, musei, con la vendita di gadget e prodotti tipici nostrani al fine di gestire in modo creativo e intelligente il flusso dei turisti.

Che ruolo hanno gli studiosi nei confronti della città? Oggi più che mai, gli storici, gli archeologi devono sensibilizzare l’opinione pubblica, condividere la cultura, renderla accessibile, raccontarla in modo semplice per promuovere la voglia di investire sul grande museo che è Siracusa: dai magazzini del Paolo Orsi alla Tonnara, dal Castello Eurialo all’impianto termale accanto all’ospedale Rizza. Il privato può interagire con il pubblico per valorizzare una città che, come Corinto, vanta di due porti ed è capace di fare economia puntando sulla propria bellezza.

Daniela Frisone

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