Ricordare un artista che ha fatto storia, non solo nella nostra provincia, serve a migliorare la nostra memoria ma anche a prendere maggiore coscienza di chi siamo. In attesa che venga colto un segno di interesse anche da parte dell’amministrazione comunale, proponiamo le testimonianze di chi ha conosciuto Wolfango Intelisano, in arte Telis.

Giuseppe Bombaci, artista, racconta: “Io Wolfango lo conobbi intorno agli anni Novanta, potevo avere sedici anni. Lui è stato uno dei miei primi mentori, insieme ad Alfredo Romano, perché mi ha instradato verso una visione dell’arte contemporanea. Ogni volta che entravo nel suo studio a Ortigia avevo la sensazione che si aprisse un mondo ordinato con un caos interno: ricordo i suoi dipinti che originavano l’idea della ferita… Negli anni successivi lo incontravo spesso a Canicattini, tra il mio studio e casa sua capitava di confrontarsi sulle nuove produzioni. Avevamo un rapporto molto costruttivo. Wolfango era una bella persona e un grande artista, purtroppo oggi un po’ dimenticato…” Davide Bramante, artista, ricorda il periodo di grande animazione culturale che accolse Telis: “Nei primi anni Ottanta a Siracusa si respirava un’atmosfera bellissima perché grandi nomi come Anish Kapoor, Bill Woodrow, Mimmo Paladino, Gilberto Zorio, Michelangelo Pistoletto, passavano spesso dalla nostra città, quindi artisti come Wolfango si sono nutriti degli incontri con questi maestri”.

Paolo Greco, artista, accende un pensiero nostalgico: “Incontrai per caso Wolfango Telis a piazza Duomo, dieci anni fa, quando iniziò il mio viaggio nel mondo dell’arte. Telis era un’eccellenza siracusana, un esponente di rilievo dell’arte contemporanea siciliana e italiana, un grande artista che forse non è stato mai promosso al meglio dalla sua città. Di lui ho un bellissimo ricordo: un’anima delicata, umile, che ascoltava con grande rispetto il racconto entusiasta delle mie prime visioni. Dopo qualche giorno lo andai a trovare al suo studio e ammirai quelle opere che oggi costituiscono la testimonianza di un percorso creativo profondo e complesso di un vero artista”. Infine il testo che Ornella Fazzina, critico d’arte, ha voluto dedicare a Intelisano proprio per questa occasione: “Nelle opere di Wolfango Telis, segni e tracce gestuali e materiche creano il palinsesto di una narrazione che diventa percorso interiore, esplorazione di un profondo sentire, capacità di orientare l’astrazione cromatica verso una pienezza di contenuti e valenze semantiche. La forza della sua pittura fa emergere dalle zone buie tasselli luminosi che vibrano di una intensa energia e che si dispongono sulla tela, squarciandola. Sono fratture, ferite, passaggi che emergono dall’oscurità, andando oltre l’immagine per raggiungere una sacralità più alta. In questa dimensione metafisica si muovono i suoi lavori colmi di simbologie, di assenze, di cose segretamente custodite, di alchimie e misteri che ci vengono restituiti attraverso una renovatio rerum. La sua è una ricerca del rapporto uomo-divino, della corporeità e dell’insondabile. Nella serie delle Sindoni l’artista fa le veci di un sacerdote che esegue un cerimoniale millenario fatto di processi di trasformazioni che vanno dalla materia allo spirito, dal visibile all’invisibile, dalle tenebre alla luce.

Il vocabolario iconografico, molto vicino all’astrazione delle forme, permette una descrizione di concetti ed eventi che indagano sul senso dell’esistenza dell’essere umano, con tutto il carico di un potenziale emotivo che emerge dalle sue opere. Telis tratta le varie tematiche accostandosi a esse con rispetto e discrezione soprattutto quando il soggetto dell’opera è il dolore, che tanto più è grande quanto più è inesprimibile, facendo del complesso linguaggio dell’arte, capace di rappresentare l’irrappresentabile, l’obiettivo al quale tendere e che poeticamente, esteticamente ed eticamente raggiunge”.
Daniela Frisone
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