“Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi”. Ho pensato al ritornello di questa canzone dei Modena City Ramblers stamattina guardando quello che stava accadendo. Solo una differenza: i passi di Peppino Impastato portavano sotto la casa del boss, quelli della carovana partita stamattina erano colorati e scanditi da tamburi. Solo una cosa in comune: erano e sono passi verso la bellezza e la libertà.
E tutto questo può arrivare anche in un 6 gennaio, il giorno che tutte le feste porta via dicono. Un trenino, pupazzi animati, trombettieri in costume, befane ovunque.
Poi un’immagine che si ferma rendendo tutto colorato. Uno sbandieratore che esibisce il suo repertorio e che pare rendere migliore anche lo sfondo. Quelle case da dove stamattina sono scesi in tanti. Lo hanno fatto pur sapendo che, quei passi così decisi, erano di quelle stesse persone che, poco tempo fa, avevano riaperto la ex scuola Chindemi e che oggi sono tornate. Il Prefetto, il sindaco, l’assessore, Carabinieri, Polizia, Guardia di finanza, Vigili Urbani: c’erano tutti. E tutto questo non mi è sembrato l’ipocrita dolcetto (restando in tema) per conquistare il favore degli adulti colpendoli nel più debole: il sorriso e la felicità dei loro bambini. No, mi è sembrata invece la giusta prosecuzione di quel patto siglato il 30 novembre scorso dentro la scuola che da simbolo del degrado vuole diventare luogo di ripresa.
E se da una finestra di una delle tante case di questo alveare di vite una donna e un uomo rispondono al saluto di un enorme biscotto pupazzo, ebbene sì, si deve continuare a camminare…e tornare.
“Uno, due, tre, quattro, cinque, dieci, cento passi”. Camminare, fino a quando il termine ‘a Mazzarruna non avrà più quel tono dispregiativo che la etichetta da troppo tempo ormai.
Prospero Dente
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