28 Marzo 2024

Tina Di Lorenzo, la encantadora: “Il teatro il diletto preferito dalla mia mente”

Dominava i palcoscenici italiani. Tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento Tina Di Lorenzo era soprannominata “encantadora” nel mondo e “angelicata” in Italia. Fu attrice straordinaria, di una bellezza e grazia non comuni. Una diva insomma. Ne riscopriamo il fascino, la vita, il talento, i successi, grazie a un saggio di Angelo Fortuna dal titolo Tina Di Lorenzo. Il fascino e l’arte della Encantadora, pubblicato qualche anno fa da Armando Siciliano.

Lo studioso e giornalista avolese di lei scriveva: «Figlia d’arte, Tina nacque casualmente a Torino in via della Zecca il 4 dicembre 1872 da Corrado Di Lorenzo Nicolaci dei marchesi del Castelluccio di Noto e da Amelia Colonnello, nata a Cosenza ma con ascendenze napoletane». Nel 1880 la famiglia Di Lorenzo si trasferì a Noto e probabilmente fu a causa di un dissesto finanziario che Tina intraprese la carriera teatrale. Ecco come la diva di Noto amava ricordare i suoi esordi: «Diventai attrice per vocazione contro la volontà di mio padre e dei miei parenti. Se mi avessero costretta a rinunziare al teatro, sarei fuggita di casa. Il teatro fu il diletto preferito della mia mente».

A quanto pare «l’intelligenza dei genitori fu tale da superare i pregiudizi nobiliari verso il teatro come professione di tutta una vita e da convincerli a consentire a Tina di seguire la sua vocazione». Così, da Torre del Greco (nel 1885 con la Dionisia di Dumas figlio) in poi, niente le impedì la scalata alla gloria.

«Dei successi della bellissima e valentissima Tina – ricordava Fortuna – si rallegrò, dopo averla conosciuta, anche Eleonora Duse, che intuì il brillante avvenire della margherita netina che cominciava a sbocciare, e fu prodiga di consigli e incoraggiamenti». Al Rossini di Napoli “Tina recitò come si recita in cielo”, disse il duca Proto di Maddaloni. Eppure lei aveva solo quattordici anni e la compagnia Ferrati-Pedretti-Artale, con la commedia in quattro atti Ruit hora, aveva già esposto la sua gemma più preziosa. Di palco in palco, di città in città, Tina di Lorenzo riscuoteva enormi consensi di pubblico. La Pasta-Garzes-Reinach, fra le compagnie più importanti di Italia, la scritturò, e così Tina divenne la “fidanzata d’Italia”.

Fu Camillo Antona Traversi, il biografo della encantadora a rivelarne il superbo aspetto: «L’occhio azzurro, profondo; la lunga e magnifica capigliatura castano-bruna; il bel viso di Madonna, degno in tutto del pennello dell’Urbinate; la voce armoniosa e soave, che parla all’anima e sospira; la figura esile, gentile; il portamento oltre modo signorile; la squisita eleganza del vestire; l’incesso, e tutto l’insieme della bella persona, davano a Tina Di Lorenzo un non so che d’ “angelicato”; onde l’appellativo di “fanciulla angelicata”, da un fervido ammiratore di Lei tolto in prestito alla Vita Nuova dell’Alighieri, s’ebbe subito grandissima voga». Di seguito il sodalizio con Flavio Andò, ex compagno della Duse, la portò in giro per l’Italia, l’Europa e l’America Latina, interpretando testi di Giacosa, Verga, Scribe, Lopez, Praga.

Nel 1901 fu celebrato il matrimonio con il cugino: l’attore Armando Falcone, che le aveva dimostrato amore e fedeltà durante un duello a Budapest, e con il quale avrebbe avuto un figlio, Dino, futuro commediografo. Fu nell’aprile del 1902 che Noto accolse con esultanza la sua diva. La compagnia Di Lorenzo-Andò mise in scena Divorziamo di Sardou e Frou-Frou di Meilhac e Halévy al Vittorio Emanuele (oggi teatro a lei dedicato), e Tina fu acclamata senza fine. «L’entusiasmo degli spettatori – sottolineò il giornalista Nicolò Pisani – si tramutò in delirio la sera che dal loggione del teatro vennero lanciate centinaia e centinaia di fogliettini volanti, su cui si leggevano ben composti versi. Parecchi poeti netini avevano sciolto con melodicità nuda e orgogliosa il loro canto al genio artistico e alla bellezza della concittadina». Poco importa se Tina si ritirò dalle scene nel 1919, dopo i successi al Manzoni di Milano. Lei rimase comunque diva tra le dive del teatro italiano.

Daniela Frisone

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