14 Luglio 2025

Siracusa seconda città più cara d’Italia: la CGIL lancia l’allarme sociale

Inflazione al 3% annuo, famiglie costrette a spendere 700 euro in più. CGIL chiede un patto contro speculazione e carovita

Con un’inflazione annua del 3% e una spesa aggiuntiva di quasi 700 euro a famiglia, Siracusa si conferma la seconda città più cara d’Italia. Un dato che, secondo la CGIL provinciale, non rappresenta solo un numero ma “il riflesso di una realtà sociale sempre più difficile” che rischia di trasformarsi in una vera emergenza.

L’allarme arriva dal segretario generale della CGIL di Siracusa, Roberto Alosi, che denuncia come la città e la sua provincia occupino “stabilmente le ultime posizioni in tutte le classifiche ufficiali su qualità della vita, reddito, occupazione”, secondo i dati ISTAT e INPS.

I più fragili sotto pressione

A pagare il prezzo più alto sono i soggetti più vulnerabili. I lavoratori, già penalizzati da salari tra i più bassi d’Italia – circa 16.000 euro lordi annui – e da un tasso di occupazione tra i più bassi della penisola, vedono azzerarsi “ogni margine di dignità economica”. Crescono infatti i “lavoratori poveri”, anche tra chi ha un contratto regolare.

Non va meglio ai pensionati, “costretti a scegliere se mangiare o curarsi” con assegni insufficienti per bollette e farmaci, mentre aumentano le richieste d’aiuto alle strutture assistenziali. I giovani, “privati di prospettive di lavoro e autonomia”, rischiano di abbandonare definitivamente il territorio.

Le famiglie vivono la crisi “non solo economicamente, ma anche psicologicamente e socialmente”, con l’aumento di tensioni domestiche, disagio educativo e ricorso al credito. “L’inflazione è una tassa occulta sulla povertà”, sottolinea Alosi.

L’accusa alle istituzioni

Dure le critiche del sindacato verso le istituzioni locali, accusate di restare “inerti” di fronte all’emergenza. “Nessuna misura per contenere i prezzi, nessun intervento sugli affitti, nessuna strategia di sostegno”, denuncia la CGIL, che punta il dito contro un sistema che “lascia che il mercato, anche quello speculativo, faccia il suo corso”.

Il risultato, secondo Alosi, è che “Siracusa sta diventando troppo cara per chi ci vive e troppo comoda per chi ci specula”, in un processo di “desertificazione sociale” che rischia di svuotare il territorio delle sue energie migliori.

Le proposte della CGIL

Per invertire la rotta, il sindacato propone un “patto per la giustizia sociale” articolato su più fronti. Tra le richieste immediate: il calmieramento degli affitti e dei prezzi dei beni essenziali, con controlli e sanzioni contro gli speculatori.

Sul fronte occupazionale, la CGIL chiede politiche attive del lavoro con incentivi per contratti stabili, l’introduzione del salario minimo, formazione professionale e sostegno alle start-up locali. Necessario anche rafforzare la rete di protezione sociale con sostegni mirati alle famiglie vulnerabili.

Un piano per lo sviluppo

Il sindacato propone inoltre di riattivare strumenti locali di studio e progettazione economica, sfruttando le sedi di Via Sele – il cui progetto di ristrutturazione fu lanciato dalla Camera di Commercio – e del Libero Consorzio dei Comuni come “incubatori di idee, studi e analisi”.

L’obiettivo è sviluppare un piano economico locale che promuova investimenti pubblici, valorizzi “il turismo sostenibile e non predatorio” e rilanci manifatturiero e agroalimentare. “La provincia non può vivere solo di turismo scomposto e soffocante”, avverte Alosi.

La CGIL invita tutti i soggetti istituzionali e imprenditoriali a un confronto per individuare “le strade da percorrere” verso un modello di sviluppo che rimetta “al centro le persone e il loro diritto a vivere con dignità”. L’alternativa, conclude il segretario, è che “il disagio si trasformi in rottura sociale”.

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