14 Luglio 2025

Siracusa, Carabinieri e Finanza: colpo alla mafia. Violenze e il racket degli ape-calessini nel business del gruppo

Orazio Scarso, già legato al clan Bottaro Attanasio, a capo di un’emergente cosca di stampo mafioso a Siracusa.

Ne sono certi i magistrati della Procura distrettuale antimafia che, al termine di quattro anni di indagini, hanno dato esecuzione a quattro ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale di Catania nei confronti di altrettante persone.

Le indagini, condotte a partire dal 2021 dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri e dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria delle Fiamme Gialle, hanno permesso di mettere insieme gravi indizi di colpevolezza nei confronti di un gruppo di persone che stava per costituire un nuovo gruppo mafioso nel capoluogo.

«Al vertice della neo costituita consorteria criminale – come dicono dalla DDA – proprio Orazio Scarso, già elemento apicale del clan Bottaro-Attanasio, il quale, si sarebbe imposto quale figura egemone nel panorama delinquenziale locale e avrebbe esercitato il controllo del territorio attraverso sistematiche condotte intimidatorie e violente, quali lesioni personali aggravate, estorsioni e rapine finalizzate ad acquisire la gestione e il controllo di alcune attività».

Insieme a lui sono finiti in carcere Claudio Guzzardi, Christian Fontana e Andrea Sapienza.

Le indagini – confermando quanto riferito dal presidente della Commissione regionale antimafia, Antonello Cracolici, sugli appetiti gli appetiti della mafia sul settore turistico a Siracusa, soprattutto nei settori della ristorazione e dei trasporti – avrebbero accertato che l’organizzazione avrebbe avuto il controllo su diversi settori economici e in particolar modo sull’erogazione di alcuni servizi ai turisti.

Sono emersi episodi di violenza, minaccia ed estorsione che sarebbero stati perpetrati ai danni dei titolari di alcune attività commerciali situate in aree ad altissima affluenza turistica, nonché l’imposizione del cosiddetto “pizzo” ai proprietari dei noti servizi “ape calessini”, utilizzati dai turisti di tutto il mondo per visitare il centro storico.

Il gruppo criminale, oltre a perseguire finalità criminali proprie, avrebbe offerto anche un vero e proprio servizio di “recupero crediti” per conto di soggetti estranei alla criminalità locale. I mandanti, consapevoli della brutalità del sodalizio, si sarebbero rivolti a loro per costringere, con la forza, terzi debitori a soddisfare le proprie pretese economiche. Le vittime, sottoposte a minacce, violenze fisiche e spoliazioni forzate di beni, sarebbero state spesso costrette a cedere per timore di ritorsioni. Numerosi sarebbero stati gli episodi censiti in tal senso, tutti caratterizzati da una violenza estrema, che sarebbe stata perpetrata, talora, anche in presenza di donne e minori.

Le indagini hanno permesso di accertare la disponibilità di armi in possesso del sodalizio, sottoposte nel tempo a sequestro. Tra queste, figurerebbero non solo armi comuni da sparo, come pistole e fucili, ma anche esplosivi ad alto potenziale – in particolare una gelatina dotata di innesco – con caratteristiche tali da renderla altamente pericolosa.

Contestualmente, sono stati eseguiti mirati accertamenti di natura patrimoniale, mediante l’analisi approfondita dei rapporti finanziari, conti correnti, depositi e altre forme di disponibilità. Le risultanze di tali verifiche avrebbero evidenziato una rilevante sproporzione tra i redditi ufficialmente dichiarati e l’effettivo tenore di vita tenuto dai soggetti indagati, che lascerebbe ritenere l’impiego sistematico di ingenti risorse di origine illecita.

Le indagini patrimoniali avrebbero consentito di accertare, infatti, che taluni membri dell’organizzazione avrebbero tentato di sottrarre i beni mobiliari, immobiliari e le partecipazioni economiche all’aggressione ablativa, mediante l’intestazione fittizia a soggetti compiacenti – tra cui familiari, conviventi o prestanome – con l’intento di dissimulare la reale titolarità degli stessi, acquistati con i proventi delle attività illecite.

Le attività, svolte nel rispetto delle attribuzioni funzionali e delle competenze operative dei Reparti impegnati nelle indagini, oltre all’esecuzione di 4 ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti delle figure che avrebbero avuto ruoli apicali nella organizzazione criminale di stampo mafioso, hanno portato al sequestro preventivo di beni mobili, immobili ed attività commerciali del valore di oltre un milione di euro, con l’immediata immissione in possesso di un amministratore giudiziario nominato ad hoc al fine di salvaguardare la continuità aziendale e le esigenze occupazionali, nonché all’iscrizione, complessivamente, nel registro degli indagati, di 26 soggetti. Nel corso delle contestuali operazioni di perquisizione locale, sono stati inoltre sequestrati quasi 40.000 euro in denaro contante e sostanza stupefacente del tipo hashish e cocaina.

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