Un articolo pubblicato qualche anno fa su una rivista di una nota compagnia aerea italiana riporta l’interessante testimonianza di un grande filosofo contemporaneo in visita a Siracusa. Remo Bodei, un autore che ha curato e tradotto Hegel, Adorno, che ha parlato di ricerca della felicità e dei grandi sentimenti che muovono l’esistenza umana. Riportiamo alcuni spunti del suo percorso pensoso nell’Isola di Ortigia e non solo…
Da tempo coltivo la fantasia di ritirarmi a Siracusa e, più esattamente, ad Ortigia, l’antica isola a forma di quaglia (dal cui termine greco trarrebbe il nome), ora unita alla terraferma. Da cosa deriva la fascinazione di questo luogo? Dal mare, certo, che la circonda e che, nei giorni di vento, spruzza il suo vapore nebulizzato sugli edifici che, a strapiombo, vi sporgono: palazzi barocchi, dai panciuti ed elaborati balconi di ferro battuto e dalle volute di arenaria corrose dal salmastro o case più recenti e sobrie, dotate di innata grazia, da cui spuntano talvolta decorazioni in rilievo raffiguranti femminili volti liberty simili a quelli che si trovano nei battenti in metallo delle porte. Ma è data, soprattutto, dalla concentrazione e stratificazione di storia, di miti e di bellezza entro uno spazio relativamente ristretto.
Ma ecco la sorpresa, l’incanto di un luogo storico e allo stesso tempo magico…
Ogni strada conduce a una scoperta. Si sfocia nella zona che racchiude la Fonte Aretusa, la cui acqua dolce che sgorga da una grotta a pochi metri dal mare. Cantata da Pindaro, Virgilio e Milton, è oggi incastonata in un bacino fitto di papiri ed è (come già ai tempi di Cicerone) “brulicante di pesci”. Vi si accede da un moderno bar, scendendo per un’antica scala. A partire da questo luogo, l’immaginazione può ricostruire gli eventi, anche minimi, del passato e vedere Nelson rifornire la sua flotta con quest’acqua nel 1798, prima di giungere sulle coste africane e sconfiggere Napoleone ad Abukir.
Tono su tono, Remo Bodei si accorge di tutto. Entra nello spirito del nostro vivere, tra storia e quotidianità.
Dovunque, a Ortigia, le tracce del passato sono fuse e quasi calcificate dal tempo in una mirabile coesistenza che ricorda momenti di splendore e di sofferenza, di accordo e di scontro tra culture. Qui si estendeva la Siracusa greca che è stata tra il V e il III secolo a.C. – prima del grande sviluppo di Alessandria e di Roma – la città più popolosa e opulenta del Mediterraneo, dove la tirannide e la democrazia si sono scontrate duramente.
E infine il desiderio più grande, quello di vivere nell’isolotto aretuseo:
Che dire poi, abitando a Ortigia, della possibilità di raggiungere in breve tempo la zona del Teatro greco e dell’Anfiteatro romano, delle catacombe e del Museo archeologico, con tutte le sue meraviglie? Dove si trova un giardino così segreto, profumato e affascinante, con i suoi aranceti, se non sotto le alte rocce delle latomie presso l’Orecchio di Dionisio? In quale altro posto assistere a spettacoli così coinvolgenti e commoventi come sono le tragedie di Eschilo, Sofocle o Euripide? Queste alcune ragioni che mi fanno sognare di vivere a Ortigia, di prendervi una casa che guardi il mare e che sia punto di partenza per esplorare la città palmo a palmo. Ma avrò la possibilità di restarvi ogni anno per un tempo sufficientemente lungo, senza che altri impegni me ne distolgano? Non è forse più realistico ritirarsi, per periodi più brevi, in qualcuno dei suoi silenziosi e magnifici alberghi, magari quello che personalmente più mi affascina, situato dentro a un’antica latomia e circondato da palme?
Daniela Frisone
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