
La cucina e l’amore. Da sempre una coppia vincente. Il testo da cui traiamo spunto per dar spazio alla curiosità è “La cucina dell’amore. Manuale culinario afrodisiaco per gli adulti dei due sessi” di Omero Rompini, pubblicato dalla Libreria Tirelli di Catania nel 1926. Un testo che ai tempi pare abbia riscosso molti consensi tra i lettori: oggi lo leggiamo nella ristampa anastatica curata nel 2005 da Emanuele Romeo.
Quella del dottore di Citera, un vero e proprio viveur, è una raccolta di consigli e ricette afrodisiache che a quel tempo resero celebri le cene dei gabinetti privati nei ristoranti alla moda. Il dolce e il salato a seconda dei palati della bionda o della bruna, “la scelta dei legumi stimolanti” e il cioccolato che non si poteva fare a meno di apprezzare nei salotti di allora. Poi la cucina che rigenera la fisicità prima e dopo le fatiche d’amore: “A coloro cui manca o cui vien meno il dovuto e desiderato grado di ardore ai ludi amorosi – sottolineava il Rompini – è raccomandato di predisporsi alla lotta con pasti nel cui menu figurino pesci di mare, tartufi, lenticchie, carote, asparagi selvatici, montone cotto e condito di finocchio, di cumino e d’anice. Al dessert sarebbero opportuni i pinoli, i pistacchi, le nocciole cotte al forno”. Questo come piccolo “assaggio” per ricordare che negli anni Venti, in un posto non troppo lontano da Siracusa, qualcuno sapeva bene come accoppiare la libido ai peccati di gola.

Ma veniamo ai nostri giorni. Tra città e dintorni, in barba allo stress e alla crisi economica, tra ristoranti, ipermercati e cortili più o meno virtuali, tutti sanno che la cucina a due non può non essere afrodisiaca. Certo, la gastronomia siciliana non è delle più leggere, ma ha sempre fatto parlare di sé per le sue doti nascostamente voluttuose. Ricordiamo che non troppo tempo fa ad essere eletto “cibo più sexy della tradizione culinaria italiana” fu proprio il cannolo ripieno di ricotta e guarnito di pistacchi, cedro e cioccolato fondente. La qual cosa, siamo certi, avrebbe inorgoglito il nostro dottor Rompini.

Eppure, sbirciando tra articoli e confidenze in rete, scopriamo che tra i piatti più afrodisiaci della Trinacria ci sono i frutti di mare, il polpo e anche i funghi che, soprattutto se freschi, sono considerati, un po’ per forma e un po’ per retrogusto, particolarmente accattivanti. E ancora: i crostacei, soprattutto l’aragosta; in buona parte anche le acciughe, poi i pomodorini di Pachino e tutto ciò che ha a che fare con il piccante, insieme a mandorle, cicoria e aglio (nonostante tenga lontani labbra e vampiri).

Infine non poteva mancare il cioccolato, quello di Modica ovviamente, innaffiato da un buon vino nostrano, che pare rinfreschi il palato stuzzicando l’eros e la fantasia. Piuttosto, salumi e formaggi sono sconsigliati: stimolano la sete, quindi disturbano il gioco sensuale tra gli amanti. Un’ultima chicca spetta al prezzemolo, che si dice possegga una sorta di potere magico. Sembra infatti che un tempo molte pozioni, soprattutto di genere “amoroso”, venissero preparate a base di prezzemolo. In fondo, tra eros e cibo, un pizzico di magia ci sta.
Daniela Frisone
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