28 Marzo 2024

Franco Zammit: gli anni ’30 e una Siracusa affamata di arte e cultura

Era modicano, Franco Zammit, ma visse e amò la città di Archimede con l’affetto e la cura di un artista impegnato. Una testimonianza, la sua, riportata in una monografia del 1954: Siracusa è il ritratto del luogo che vide crescere il suo talento di editore e letterato. Alle spalle una laurea in legge, quindi l’iter saggistico e teatrale. Siamo allo scadere anni Venti, agli albori dei Trenta, quando Zammit diede alle stampe I burattini dell’ombra. Una commedia in tre atti, secondo il modello pirandelliano: rivisitazione del tema della follia, disagio sociale, personaggi fragili, di fatto marionette che danzano sul palcoscenico della vita.

Nel 2008 Corrado Cartia, in un illuminante ricordo di Zammit, parlò della sua amicizia con Vittorini e del Calepino, il diario scritto nel 1937: una delle sue prose migliori, il resoconto del vissuto artistico e culturale della Siracusa di quegli anni. C’è tutto il senso della Fontanina, i ritratti di artisti e intellettuali nostrani, alcuni emigrati a Roma come il pittore Trombadori, altri riuniti intorno al cenacolo culturale più significativo della storia siracusana. Uno fra tutti, lo scrittore netino Corrado Curcio, autore dei Commenti che Zammit era in procinto di pubblicare: “La mia più grande gioia d’editore – scriveva – e certo il più felice dei miei tentativi in quest’arte. Indimenticabili giorni di studio spesi amorosamente sul manoscritto, prima d’avventurarmi alla difficile scelta dei caratteri, della carta, del formato e della copertina: un manoscritto così strano, composto di una centinaia di foglietti simili a carte da giuoco, ricoperti d’una scrittura minuta e regolare che si rivelava schietta espressione del suo equilibrio perfetto, dell’ordine suo d’uomo lento e grave che non conosce sorprese”.

Ed ecco lo schizzo della Fontanina: “Ore indimenticabili, trascorse nell’accogliente intimità di piazza Duomo 1, a parlare, parlare, parlare con Assenza, Maltese e Stirner d’un fregio o d’un nuovo tipo di corsivo, dell’impasto d’una carta di filo o della più o meno lucentezza d’un inchiostro”. Giorni di fermenti, giorni appassionati. Siracusa e la Fontanina: luogo di incontro per giornalisti, intellettuali, scrittori, sotto l’insegna delle ultime ventate avanguardiste. Perché anche Zammit visse una breve stagione futurista: mise a punto Crociera a nord ovest, lucido aeropoema inviato a Marinetti nel 1939, ma stampato solo nel 1944 con il titolo Crociera (ed. Paesane, Siracusa). Qui materia e forma si amalgamano, si perdono oltre gli imperscrutabili confini del pensiero umano. Fu Enrico Cardile a riconoscere nella prefazione al testo «uno straordinario fenomeno d’immaginazione» per cui la fantasia annega nella realtà quando la compie.

Negli anni della Crociera Zammit fu impiegato nell’Amministrazione Provinciale di Siracusa, per poi assumere l’incarico di Segretario Generale della Provincia fino al 1956. Ma facciamo un passo indietro. È del 1938 Stagione di Canto, un’opera poetica che dà il senso della vita in evoluzione: leitmotiv come «terra», «luce», «amore», «morte», «memoria» «silenzio», si agitano senza tregua. Il richiamo ermetico sembra voluto, cercato più che raggiunto: il senso del mistero si snoda alla ricerca di un tempo perduto. La stessa nostalgia vibra nelle immagini erotiche delle canzoni in lingua inglese, all’ombra di quell’anno di prigionia che il modicano trascorse nel campo di Padula, a Salerno, durante il secondo conflitto mondiale. Passata la bufera, Zammit continuò a scrivere, a impegnarsi nel sociale. Uomo colto e attivo fino al 1974, anno della sua scomparsa.

Daniela Frisone

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