29 Marzo 2024

Francesco Trombadori, l’artista che dipinse l’Italia tra le due guerre

Siracusa all’alba del secolo scorso era una cittadina del sud che, sulla scia della belle epoque, si apriva al nuovo, al moderno. Gli artisti, i giornalisti, le sensibilità più pronte animavano l’isolotto di Ortigia. Un nome su tutti: Francesco Trombadori, pittore e intellettuale, notevole esponente della Scuola Romana. Il suo percorso artistico è indicativo di tutto il Novecento italiano.  

Nasce a Siracusa il 7 aprile del 1886 da una famiglia di incisori e ceroplasti. Come molti artisti e intellettuali del tempo, frequenta la Scuola Tecnica a Siracusa, e nel 1907 si trasferisce a Roma, dove frequenta l’Accademia di Belle Arti. Allievo di Cellini, Prosperi e Minardi, entra a far parte della scuola libera del nudo. Qui comincia a lavorare en plein air. La sua carriera si accende nel 1911, quando tiene la sua prima mostra personale al Foyer del Teatro Massimo di Siracusa, con il nome di Franz d’Ortigia. L’anno successivo ritorna a Roma per assaporare i fermenti culturali della capitale.

Eccolo, allora, nella terza saletta del Caffè Aragno in via del Corso, a stringere amicizia con Vitaliano Brancati, Vincenzo Caldarelli, Giorgio De Chirico, Renato Guttuso, Elio Vittorini e Giuseppe Ungaretti; a discutere di arte con Giovanni Verga, Giovanni Papini e Pablo Picasso. Tutti lo chiamano Franz Trombadori d’Ortigia, poi Cino d’Ortigia, pseudonimo con cui firma anche le prime illustrazioni per le rappresentazioni classiche del Teatro Greco di Siracusa del 1914. Siamo in pieno conflitto bellico: nella capitale Trombadori sposa la siracusana Margherita Ermenegildo; poi subisce una ferita al braccio sinistro, per cui verrà fregiato della croce di guerra e nominato cavaliere dell’ordine della corona d’Italia.

Sebbene in convalescenza, partecipa alla Mostra di guerra: siamo nel 1917, anno di nascita del figlio Antonello. Due anni dopo sarà il commissariato degli alloggi di Roma a donargli quella serenità che spetta a tutti gli artisti: gli assegna lo studio n. 12 a Villa Strohl-fern, poco distante da piazzale Flaminio. La sua intensa attività pittorica, dal 1911 al 1961, lo vede protagonista di importanti manifestazioni nazionali e straniere, da Venezia a Milano, da Barcellona a Buenos Aires.

Tra le esperienze artistiche che lo hanno formato ricordiamo la seconda Quadriennale a Roma nel 1934, insieme a Marinetti, Mafai, Cagli e Capogrossi. Poi, il 1937, anno in cui inizia a collaborare con la rivista “Circoli”, bimestrale di poesia diretta dal poeta genovese Adriano Grande, in cui compaiono tra gli altri i nomi di Vittorini, Malaparte, Quasimodo, Penna e Montale. L’ultimo approdo artistico di Trombadori è la sua partecipazione nel 1961 alla XII rassegna nazionale delle arti figurative, “Premio Avezzano”.

La morte di Franz d’Ortigia, il 24 agosto 1961, provoca grande cordoglio nel mondo della cultura. Molti artisti e scrittori immortalarono la sua figura, la sua grande sensibilità di paesaggista, ritrattista e di fine esponente della Scuola Romana. Di lui disse Leonardo Sciascia: “Se volessimo scrivere una biografia immaginaria di un pittore che coincida con la storia di una società, dei movimenti culturali che vi si producono, della ricerca di nuove o ritrovate forme espressive e insomma con la storia della pittura in Italia tra le due guerre; se volessimo scriverla, i dati in cui si dissolverebbe l’immaginazione finirebbero con l’essere quelli della vita di Francesco Trombadori”.

Daniela Frisone

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